1975-1990 – La Cgil e lo scenario locale

La popolazione residente in provincia di Piacenza, dal 1981 al 1991, passa da 278.424 unità a 267.633: diminuiscono i bambini al di sotto dei 5 anni, che nel 1981 erano il 4,9 della popolazione, riducendosi al 4% della stessa e aumentano le persone maggiori di 65 anni, passando dal 18,5% al 21,2%.

Piacenza ha 102.268 abitanti nel 1991.

La percentuale di occupati aumenta dal 38,6 al 39,4%, essendo, nel 1981, 162.409 i “non attivi” – tra cui 46.440 casalinghe e 15.969 studenti – e nel 1991, 153.311, di cui il 25,5% casalinghe e il 21,9 studenti.

Il numero di occupati nell’agricoltura diminuisce drasticamente nel decennio da 14.967 a 9.395 addetti; così come nell’industria da 43.076 a 39.399, con un decremento dell’8,6 %. Le industrie maggiormente interessate sono: quelle manifatturiere per la lavorazione e la trasformazione dei metalli e la meccanica di precisione; le industrie manifatturiere alimentari, tessili, delle pelli e cuoio, dell’abbigliamento, del legno, mobili e altre industrie manifatturiere; l’industria delle costruzioni e delle installazioni di impianti per l’edilizia).

Nel settore del commercio e servizi gli addetti aumentano da 52.387 a 60.751: il ruolo fondamentale è giocato dalla pubblica amministrazione e servizi collegati con un passaggio da 20.137 a 37.560 impiegati, indicando una netta tendenza alla terziarizzazione.

In tutti i settori i lavoratori dipendenti sono 71.221 e gli autonomi 34.201.

Le donne “in condizione professionale”, che sono nella popolazione residente circa la metà degli uomini e rappresentano il 16,2 % della popolazione attiva che è complessivamente del 48.7 dell’intera popolazione maggiore dei 14 anni, incrementano nei dieci anni dell’11,3% e nel terzo settore sono il 43,48% nel 1981 e il 47,1% nel 1991.

Il tasso di scolarità registra un significativo salto in avanti grazie alla riforma del sistema di studi conseguente al ‘68 e alla democrazia scolastica inaugurata con i Decreti delegati del ‘74: gli analfabeti nel 1991 diminuiscono del 31% rispetto al 1981, quando erano 1984, così come le persone in possesso della sola licenza elementare, il cui dato subisce un un decremento del 62% a vantaggio degli aventi la licenza media inferiore (59.392 nell’81 e 73251 nel ‘91), dei diplomati (32.993 nell’81 e 51.108 dieci anni dopo) e dei laureati, che aumentano del 13%.

Per la prima volta, il censimento del 1991 esamina la presenza di stranieri. I residenti nella nostra provincia sono 1206, prevalentemente provenienti dall’Africa, da altri paesi europei e dalle Americhe; il 61,19% di loro lavora e il 44,36% è coniugato.

Di fronte alla riduzione dell’occupazione e alla crescita del lavoro a domicilio – che spesso si concretizza in forme irregolari – che connotano la seconda parte degli anni Settanta, la risposta del sindacato è forte e coinvolge l’intera comunità locale, occupando la scena pubblica con cortei di protesta (come quello del maglificio Faini di Fiorenzuola nel 1971) e la presa in carico della gestione di un’azienda requisita dal Comune, ad esempio per le Confezioni Iole nel 1975.

Anche il settore chimico-farmaceutico, guidato dalla FULC (Federazione Unitaria Lavoratori Chimici) registra un momento di crisi per aziende come la Camillo Corvi e la Fardeco di cui è proprietaria, o ancora la Carlo Erba di Grazzano Visconti, che rischia la chiusura dello stabilimento.

Alla fine del decennio sono invece i rinnovi contrattuali l’oggetto della lotta che assume la forma di manifestazioni e occupazioni, come al casello autostradale di Piacenza Sud a opera dei lavoratori dell’Astra nell’estate del 1979 e le proteste del maglificio Mazza di Fiorenzuola, che si batte per il riconoscimento della quattordicesima mensilità.

A Piacenza, dove la Cgil è guidata per un decennio da Gianfranco Dragoni, la perdurante crisi economica e la crescente disoccupazione, favorita anche dai processi di innovazione tecnologica, colpiscono soprattutto alcuni settori già in crisi nel decennio precedente nei diversi settori. Quello del tessile e dell’abbigliamento comporta la liquidazioni di fabbriche storiche (come il Maglificio Piacentino); aziende come la OMC (Officine Meccaniche Cuminetti) e la SIMAC (Società italiana macchine agricole e casearie), a causa del calo delle commesse sui mercati esteri, sono costrette a ricorrere alla cassa integrazione e la SAFTA nel 1975 dichiara di dover procedere a 165 licenziamenti. Il fronte del lavoro progressivamente va frantumandosi, ripiegando nell’individualismo e nell’ottica dell’interesse non più di classe, ma personale. Il declino di una coscienza di classe, già avviato sotto i colpi del rampantismo sfrenato degli anni Ottanta, è prepotentemente accelerato dallo sfaldamento delle contrapposizioni ideologiche conseguente al crollo dei regimi socialisti nell’Europa centro-orientale. Tuttavia alla frammentazione e alla crisi dell’unità del mondo del lavoro si contrappone nel territorio una grande partecipazione alle mobilitazioni sui temi civili e politici di carattere nazionale e locale, favorita anche dall’impegno della Cgil, come in occasione della riconferma dell’approvazione per il mantenimento della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza nella primavera del 1981, il trasferimento dei Tornado all’aeroporto di San Damiano contro cui la città si mobilita nel 1985 o ancora la contrarietà all’impiego dell’energia nucleare per scopi civili e militari espressa dalla “catena umana” lunga 25 chilometri che il 26 aprile 1987 unisce San Damiano a Caorso.

Il 15 giugno 1975, alle elezioni amministrative del capoluogo, la lista del Pci ottiene 28.550 voti e 20 seggi: i comunisti staccano di quasi dieci punti la Democrazia Cristiana, la cui lista ottiene 15 seggi, il Psi  7 seggi, il Psdi 4 seggi; il Msi-Dn 2 seggi, mentre liberali e repubblicani possono contare su un seggio ognuno. A Piacenza viene eletto il comunista Felice Trabacchi con una giunta social-comunista.

Il nuovo decennio si apre con le elezioni dell’8 giugno 1980 per la Regione, la Provincia e i Comuni. In Regione risultano eletti Pier Luigi Bersani, Nuccio Tirelli per il Pci e il democristiano Fausto Frontini. Luigi Tagliaferri diventa Presidente della Provincia. In città il Pci è ancora il partito più votato con una percentuale del 35,05 (19 seggi), seguito dalla Dc (16 seggi), dal Psi (7 seggi), dal Psdi (3 seggi). Ottengono 2 seggi sia il Msi-Dn sia il Pli. A Piacenza viene eletto sindaco il socialista Stefano Pareti, già assessore della giunta Trabacchi: la giunta eletta vede al suo interno rappresentanti della Dc, del Pci, del Psi e del Psdi.

Le elezioni politiche del 1982 portano i piacentini Sergio Cuminetti al Senato e alla Camera Nanda Montanari, Felice Trabacchi per il Pci e Giancarlo Bianchini per la DC; rieletto il missino Carlo Tassi.

Il 12 maggio 1985 la nuova tornata elettorale registra la diminuzione dei consensi al Pci, che negli anni seguenti rivelerà sempre più difficoltà a convincere l’elettorato: 30,2% e 29,3% dei voti vanno ai comunisti e ai democristiani, mentre gli altri partiti mantengono le percentuali della passata tornata elettorale; unica novità l’ingresso nel consiglio comunale dei  Verdi per Piacenza e dei  Verdi Ecologia, che conquistato un posto ciascuno. A essere eletto sindaco di Piacenza per due anni, fino al passaggio alla Camera in sostituzione di un compagno di partito, è Angelo Tansini del Psdi, con una giunta mista, che vede al suo interno esponenti della Dc, del Psdi e del Psi e il sostegno esterno dei liberali ed esclude i comunisti. Il socialista Franco Benaglia diviene Presidente della Provincia.

Le elezioni politiche del 1987 vedono la partecipazione del 93,7 % della popolazione e confermati i precedenti deputati e senatori con l’aggiunta di Franca Bassi dei Verdi, che raccoglie i consensi della sinistra ambientalista.

 

Bibliografia, sitografia, archivi

ISTAT, Censimento generale della popolazione (25 ottobre 1981), Volume 2 “Dati sulle caratteristiche strutturali della popolazione e delle abitazioni”, Tomo 1 “Fascicoli provinciali”, “33 Piacenza”, Ed. 1984.
ISTAT, Censimento generale della popolazione e delle abitazioni (20 ottobre 1991), “Fascicoli provinciali: Piacenza”, Ed. 1993.
L. Campiglio, D. Fornari, P. Rizzi, Struttura e tendenze dell’economia piacentina, Fondazione per gli interventi sociali della Cassa di risparmio di Piacenza, Piacenza, 1988
D. Fornari, La mappa dell’industria piacentina : struttura produttiva, dinamiche e strategie di sviluppo delle imprese locali, Associazione degli industriali della provincia di Piacenza, Piacenza, 1989
I. Legranzini, Il ceto politico municipale di Piacenza dal 1946 al 1990: un’analisi empirica, Tesi di laurea, Università degli studi di Pavia, 1992
G. L. Molinari, “La transizione politica italiana, 1992-1996: il caso di Piacenza”, Tesi di laurea, Università degli studi di Milano, 1997
G. Dragoni, Lettere sul lavoro e la politica, Edizioni Scritture, Piacenza, 2021
Archivio Cgil Piacenza, Isrec-Istituto di storia contemporanea di Piacenza

 

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