1955-1965 – La Cgil nello scenario generale

Il decennio 1954- 1964  è denominato del “boom economico italiano”. Alcuni dati nazionali: il reddito nazionale netto aumenta quasi del 50% dal 1954 al 1964; gli occupati in agricoltura scendono da 8 a 5 milioni; nel settore industriale gli occupati passano dal 32% al 40% e nei servizi dal 28% al 35% mentre la produttività delle industrie aumenta dell’84%. L’Italia supera in produttività Svizzera, Olanda e Belgio e colma in parte lo storico divario con Inghilterra, Francia e Germania.  Il paese cambia profondamente e i partiti avvertono la necessità di allargare il quadro politico soprattutto per rispondere alla domanda emergente da un mondo del lavoro in forte ebollizione rivendicativa in quanto il “miracolo” si realizza attraverso la compressione di ogni rivendicazione e adeguamento dei salari, oltre che l’espulsione di milioni di contadini dal ciclo produttivo che vanno ad ingrossare l’emigrazione interna e all’estero. Nel 1960 un’ondata di agitazioni, violentemente represse, scuote il paese (scontri in piazza a Genova e a Roma, i morti di Reggio Emilia) e pone fine all’avventura autoritaria del governo Tambroni (alleanza Dc-Msi). Il quadro politico si apre verso sinistra, i socialisti entrano nell’area del governo, dopo che si erano resi autonomi dal Partito comunista. Si apre l’era del centro-sinistra e si profilano i primi tentativi di programmazione delle linee di una politica economica.

La meccanizzazione, elemento trainante dello sviluppo, trova la sua fonte essenziale di finanziamento nel piano dodecennale del 1952, che prevede prestiti e mutui per l’acquisto di macchine agricole di produzione nazionale e anch’essa va a discapito della possibilità di intervento della Cgil. Il più grosso istituto di credito chiamato a elargire i finanziamenti è la Federconsorzi del di Paolo Bonomi (nata nel 1892 a Piacenza per associare i Consorzi agrari e con ruolo fondamentale nell ammodernamento delle pratiche agrarie attraverso le Cattedre ambulanti, fascistizzata dal regime e rinata nel ‘48 come società privata che gestisce il denaro pubblico), che gestisce, tramite la federazione, strumento di controllo esclusivo della DC, la vita quotidiana dei contadini, i loro acquisti e le loro vendite e, con la Federazione Nazionale Coltivatori Diretti, ha il controllo sull’applicazione delle leggi per l’assistenza mutualistica e la pensione minima di vecchiaia dei contadini, istituite tra il 1954 e il 1957. I diritti elementari assumono così le forme di privilegi generosamente concessi, stabilendo legami forti di dipendenza e clientelismo. Le campagne dell’Italia settentrionale sono le prime ad avvertire i mutamenti e l’agricoltura qui conosce i maggiori crolli nelle regioni che erano rimaste più tenacemente e intensamente rurali: Veneto ed Emilia Romagna, dove gli occupati nell’industria, per la prima volta, superano quelli nell’agricoltura. Quello dei ripetuti straripamenti del Po è una delle pagine nere dell’agricoltura e della malagestione italiana dove i lavori compiuti hanno il carattere dell’inutilità e dell’irrazionalità.

Una colossale sperequazione tra guadagni delle industrie e scatto salariale, la repressione delle lotte sociali, l’anticomunismo in chiave antisindacale costituiscono il corollario del “boom economico” e definiscono il perimetro entro il quale deve muoversi la Cgil.

I primi anni Sessanta sono caratterizzati anche da profondi mutamenti culturali, trainati dal pontificato di Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, che innesca un forte movimento di riforma e di apertura. Sul piano internazionale, al “disgelo” segue  la “distensione” tra Est e Ovest, con Kennedy e Kruscev, mentre i paesi del “terzo mondo” si vanno liberando dai vincoli coloniali. Ma è una stagione di breve durata. Il 3 giugno 1963 muore Giovanni XXIII, cui succede Giovan Battista Montini con il nome di Paolo VI; il 22 novembre viene assassinato a Dallas il presidente americano Kennedy. L’anno dopo in Urss viene destituito Kruscev, sostituito da Leonid Breznev. Nello stesso anno sbarcano in Vietnam i primi marines americani e comincia la “escalation” militare ordinata dal presidente Johnson.

In questi anni di aspro scontro politico, la Cgil interpreta e vive una profonda trasformazione, a partire dalla sconfitta nelle elezioni per il rinnovo della Commissione Interna alla FIAT, nel marzo del 1955, allorquando la FIOM CGIL diventa il secondo sindacato a vantaggio della FIM CISL, reagendo con una profonda riflessione delle ragioni della grave sconfitta, a prescindere dalle condizioni di difficoltà in cui i suoi dirigenti e i suoi militanti hanno dovuto agire: i licenziamenti, le discriminazioni, le scomuniche, le difficoltà a trovare lavoro che hanno colpito i suoi attivisti. Si ammette l’errore di aver trascurato il rapporto fra condizione operaia e processo tecnologico, sottovalutato il controllo operaio sul ciclo produttivo, l’eccessivo accentramento della strategia sindacale e la necessità di far diventare la contrattazione aziendale uno strumento nuovo e più elastico dello scontro di classe. Importanti anche i tentativi di liberarsi da un troppo stretto collateralismo politico, sebbene frustrati dal Partito comunista, come quando a livello nazionale il sindacato condanna l’invasione sovietica in Ungheria, trovandosi contrapposto al Pci nel sostegno agli insorti.

 

Bibliografia

J Torre Santos (a cura di), Il sindacato nell’Italia del secondo dopoguerra, Unicopli 2008
M. Pistillo, Giuseppe Di Vittorio, Lacaita, 1987

Scenari generali