CESARE ROSSI

Nasce a Pescia (Pistoia) il 20 settembre 1887 da Guglielmo e da Amelia Nucci. Attratto dalle idee di Georges Sorel, si iscrive al circolo giovanile socialista e dà vita, con Alceste De Ambris e Michele Bianchi, alla frazione sindacalista rivoluzionaria. L’alleanza tra la componente intransigente di Enrico Ferri e quella rivoluzionaria di Arturo Labriola, vittoriosa al congresso del Partito socialista italiano (PSI) del 1904, favorisce l’ascesa di Rossi all’interno dell’organizzazione giovanile. Con il secondo congresso della Federazione nazionale giovanile socialista (FNGS), viene chiamato a far parte del suo comitato centrale. Viene eletto segretario nazionale al terzo congresso dei giovani socialisti, tenuto a Bologna il 23 marzo 1907.

Nell’ottobre del 1912 è inviato a Piacenza a dirigere la Camera del lavoro sindacalista rivoluzionaria. Chiamato alle armi, torna dal fronte conquistato dall’eroismo e dalle doti di comando mostrate dai figli della borghesia e con la conferma della sorda ostilità della classe operaia verso la guerra. Risulta tra i fondatori dei Fasci di combattimento e al secondo congresso dei Fasci di combattimento di Firenze viene chiamato a dirigere Il Fascio, il nuovo organo del movimento fascista. 

Dall’estate del 1920 alla primavera del 1921 si impegna nella costruzione della struttura organizzativa dei Fasci. Con la marcia su Roma il duce lo mette a capo del suo ufficio stampa affidandogli la costituzione della ‘Ceka fascista’. L’assassinio di Matteotti rappresenta la rovina politica di Rossi: la necessità di allontanare da sé i sospetti induce Mussolini a liberarsi dei collaboratori più compromessi, tra cui Rossi che nel febbraio del 1926 fugge in Francia.

Il 27 settembre 1929 il tribunale speciale lo condanna a trent’anni di carcere: nel 1940 la sua detenzione viene commutata in regime confinario. Nel dopoguerra torna alla sua vecchia professione di giornalista. Muore a Roma il 9 agosto 1967.

Tratto da:

M. Canali, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 88, 2017